giovedì 28 ottobre 2010

Greenpeace: svolta per il fotovoltaico, l'Italia tra i paesi più "rinnovabili"


E' stato pubblicato ieri da Greenpeace International in collaborazione con EPIA, l'Associazione europea delle industrie fotovoltaiche, il rapporto “Solar generation 2010”. Secondo quanto riportato l'energia solare potrà soddisfare il 5% del fabbisogno mondiale entro il 2020 e il 9% entro il 2030. Contemporaneamente le spese di installazione degli impianti stanno calando vistosamente infatti, secondo le stime, nei prossimi 5 anni il costo dei moduli fotovoltaici scenderà del 40% come è già successo dal 2007 ad oggi. Secondo le previsioni quindi, nei prossimi tre o cinque anni, il fotovoltaico entrerà direttamente in competizione con la altre fonti di energia che, nei paesi industrializzati, hanno un costo decisamente elevato.


Secondo Greenpeace se si continuerà lungo questa strada e le politiche di incentivazione non verranno ridotte si potrà arrivare entro il 2015 al record di 180 GW di potenza scaturita dagli impianti fotovoltaici a livello globale. Le previsioni fanno ben sperare sia perchè all'inizio del 2010 si raggiungeva, sempre a livello mondiale, un totale di "soli" 23GW di energia ma soprattutto fanno ben sperare il nostro paese che avrà un peso impertante sugli obiettivi dei prossimi anni con una produzione prevista di almeno 8GW di energia solare. Inoltre l'energia solare, oltre all'ovvio beneficio ambientale, sarà importante nei prossimi anni come strumento di stabilizzazione dei costi energetici e come fonte di nuovi posti di lavoro.


Secondo Domenico Belli, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace, gli investimenti sul solare hanno raggiunto il record dei 35 miliardi di euro nel 2009 e potrebbero arrivare a quota 70 nel 2015. L'Italia vanta sempre un'ottima posizione con quasi un miliardo di investimenti. I costi sempre più bassi e gli sviluppi tecnologici, conclude Belli, faranno raddoppiare entro 5 anni l’incidenza del fotovoltaico nella fornitura di energia primaria.


Roberto D'Amico

lunedì 25 ottobre 2010

Perugia: dopo l'Eurochocolate è il momento della scienza


Si è conclusa ieri a Perugia l'edizione 2010 dell'Eurochocolate. Visitatori provenienti da tutto il mondo hanno fatto la fila per comprare qualche deliziosa barretta di cioccolato o più semplicemente per ammirare l'incantevole capoluogo umbro. In pochi però si saranno accorti che Perugia ospita dal 2 ottobre anche "Climate Change", una mostra interattiva sui cambiamenti climatici allestita presso Palazzo Baldeschi. Lo spazio espositivo, che rimarrà aperto fino al 5 giugno 2011, aiuterà i visitatori a comprendere quanto sono legati tra loro argomenti come risorse energetiche, sviluppo tecnologico e cambiamenti climatici.

"Climate Change" fa parte di un più ampio progetto che coinvolge altre due cittadine umbre ovvero Assisi e Gubbio. Nella città di San Francesco è stata infatti inaugurata, sempre il 2 ottobre, "Water H20=Life" presso Palazzo Bonacquisti. La formula dell'esposizione, che chiuderà il 15 maggio prossimo, è sempre la stessa, strumenti interattivi e ambienti immersivi che permettono al visitatore di prendere piena coscienza dell'importanza dell'acqua nella nostra vita di tutti i giorni. Ultima, ma solo in ordine di inaugurazione, è la mostra di Gubbio. Aprirà i battenti il prossimo 27 novembre nelle sale del Palazzo dei Consoli e terminerà il 25 aprile 2011. Il titolo, "Dinosaurs", la dice lunga sul tema centrale dell'esposizione. Non solo fossili della preistoria ma anche prove evidenti e documentate di come diverse scienze quali la robotica e la bioingegneria possano interagire e condividere campi d'indagine con la paleontologia.

Le tre mostre, che nel complesso rappresentano un importantissimo passo avanti nel lungo cammino di riqualificazione e rinnovamento dei musei scientifici, fanno capo ad un'unica iniziativa chiamata "Il Pianeta che cambia". Consulente e supervisore dell'evento è Piero Angela che ha ricreato in Italia ciò che si può ammirare facendo visita all'American Museum of Natural History di New York. Insomma un'occasione imperdibile soprattutto per chi non ha o non ha avuto la possibilità di ammirare questi reperti e queste esposizioni nella "grande mela".
Per maggiori informazioni su orari, prezzi, location ed eventi speciali basta collegarsi al sito internet http://www.ilpianetachecambia.it/.

Roberto D'Amico

giovedì 21 ottobre 2010

Biodiversamente: il 23 e 24 ottobre con il WWF alla riscoperta del patrimonio scientifico e naturale italiano


Si prospetta un weekend all'insegna del verde in tutta Italia. Il WWF ha infatti organizzato per il 23 e il 24 ottobre "Biodiversamente", il primo Festival dell'Ecoscienza. Due giorni alla riscoperta della biodiversità del nostro paese attraverso musei, orti botanici ed acquari.
Il Festival è organizzato in collaborazione con l'Associazione Nazionale Musei Scientifici (ANMS) e prevede diverse iniziative in tutto il territorio nazionale, dai laboratori interattivi ai viaggi virtuali, ovviamento sotto la guida di noti ricercatori italiani. Per la giornata di domenica è prevista inoltre l'apertura di tutte le oasi WWF.

"Biodiversamente" rappresenta l'occasione per lanciare un messaggio forte e deciso ai governi dei 193 Paesi riuniti in questi giorni a Nagoya per discutere della perdita di biodiversità nel mondo e per cercare di porre un limite a questo calo entro il 2020.

Inoltre il WWF e l'ANMS hanno presentato un dossier che spiega quanto sia importante nel campo della ricerca il ruolo dei musei scientifici italiani.

Con un bacino che va dai 30 ai 40 milioni di esemplari i nostri musei sono un enorme patrimonio nazionale e costituiscono soprattutto la base operativa per centinaia di ricerche scientifiche sparse in tutto il mondo.


Gianfranco Bologna, direttore scientifico del WWF, sottolinea quanto sia grande il contributo offerto dai nostri musei scientifici alla tutela dell'ambiente e alla diffusione del sapere scientifico e naturale. Il Festival dell'Ecoscienza non a caso nasce nell'Anno della Biodiversità, proprio per portare questo patrimonio immenso e poco noto all’attenzione di tutti gli italiani.

A fargli eco ci pensa Vincenzo Vomero, direttore dei musei scientifici di Roma e membro del direttivo dell'ANMS, che fa notare come la "natura" sia poco studiata a scuola, scelta da pochi nelle università e da ancora meno persone come oggetto di professione. Secondo Vomero iniziative come "Biodiversamente" apriranno gli occhi a molti sulla complessità e la grandiosità della vita sulla Terra.


Roberto D'Amico

mercoledì 20 ottobre 2010

Greenpeace: auto sporche di petrolio davanti la sede dell'ACEA


Sono passati sei lunghi mesi da quel tragico 20 aprile 2010 ovvero il giorno dell'esplosione della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon. Per diverse settimane, nonostante ripetuti interventi tecnici, dalla piattaforma è fuoriuscita una gigantesca quantità di idrocarburi che ha contaminato parte del Golfo del Messico ma soprattutta la costa della Louisiana, provocando danni gravissimi alla flora e alla fauna marina.

Greenpeace ha colto l'occasione per presentare il rapporto “Steering Clear of Oil Disasters” e lo ha fatto parcheggiando tre auto di grossa cilindrata coperte da un liquido simile al petrolio davanti la sede dell'ACEA (associazione europea dei produttori di automobili).

Il rapporto dimostra come sia possibile diminiure dell'8% in più il consumo di petrolio entro il 2020 semplicemente fissando adeguati standard di riduzione delle emissioni di auto e camion. Così facendo l'Unione Europea eviterebbe di importare petrolio spesso estratto in condizioni non del tutto sicure e soprattutto con un elevato rischio di catastrofi ambientali. Inoltre si potrebbero risparmiare ben 30 milioni di euro e le emissioni di CO2 verrebbero ridotte di ben 186 milioni di tonnelate all'anno.

Secondo Domenico Belli, responsabile della Campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia , le case automobilistiche starebbero deliberatamente rallentando il progresso verso auto sempre più ecologiche. La lobby del settore automobilistico, sostiene infatti l'associazione ambientalista nel suo comunicato stampa, si nasconde dietro costi ritenuti eccessivamente alti per ridurre effettivamente le emissioni di CO2. Il rapporto dimostra invece come, sulla scia dei modelli di punta del mercato, sia possibile tagliare le emissioni del 14% entro il 2016.

Roberto D'Amico