lunedì 15 novembre 2010

La Feltrinelli e Legambiente: un binomio vincente



Si concluderà oggi in tutta Italia "Mettere a fuoco il pianeta", l'iniziativa dedicata all'ambiente nata dalla collaborazione tra La Feltrinelli e Legambiente. Un mese di grandi incontri, dibattiti, presentazioni, proiezioni e attività per bambini dedicati al mondo dell'ecologia, della sostenibilità e dello sviluppo consapevole. Moltissime le città coinvolte ed altrettante le attività organizzate: Bari, Bologna, Firenze, Genova, Mestre, Milano, Modena, Napoli, Padova, Palermo, Roma e Torino in testa a tutte.


In ogni store Feltrinelli, dal 15 ottobre fino ad oggi 15 novembre, è stato allestito uno speciale "scaffale della sostenibilità"che conteneva tutto il materiale possibile su temi di interesse ambientale: dalle riviste ai video, dai libri agli audio.
Tra le tante iniziative organizzate bisogna sottolineare la mostra fotografica "Amazzonia arrosto", allestita da Greenpeace, proiezioni di film come "The Cove", di Louie Psihoyos, gli incontri sul cibo e il commercio equo e solidale di "Fai la spesa giusta" ed inoltre tanti incontri con gli autori: dagli scrittori Mauro Corona e Giulio Cavalli, agli studiosi/attivisti internazionali Bill McKibben, Stewart Brand, Erik Assadourian del Worldwatch Institute, Gunter Pauli. Infine, degna di nota, la presenza di diversi autori italiani da Jampaglia e Molinari a Mario Tozzi, da Federico M. Butera a Fabio Salviato.


Il 31 ottobre si è svolta inoltre una raccolta fondi il cui ricavato è stato destinato destinato alla piantumazione di alberi nel Comune di Acciaroli, nel parco nazionale del Cilento. La cerimonia di rimboschimento si è svolta l'11 di novembre in concomitanza con la "Festa dell'albero" organizzata da Legambiente.
L'iniziativa si è svolta in collaborazione con Comieco e Fairtrade ed ha avuto come sponsor E.on Italia e Euroecological.


Roberto D'Amico

giovedì 11 novembre 2010

Emergenza alluvioni, WWF: "Bene Napolitano ma servono azioni urgenti"


Piena approvazione da parte del WWF alle parole del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in merito al dissesto idrogeologico del nostro paese. Napolitano ha puntato il dito contro le regole non rispettate che possono portare a eventi tragici come quelli degli ultimi giorni. Stefano Leoni, Presidente del WWF Italia, aggiunge che si è sempre più efficienti nello stanziare fondi per le emergenze ma i finanziamenti per la prevenzione delle catastrofi naturali continuano a scarseggiare.


Le Direttive Quadro europee sulle Acque e quella sul rischio alluvionale continuano a non essere adottate nel nostro paese. Le Autorità di distretto dovrebbero infatti redigere secondo queste direttive, ricevute a febbraio, i “Piani di gestione del rischio alluvionale”. Il problema è che questa figura di controllo ancora non è stata istituita.


Come al solito prevale in Italia lo scontro tra Stato e Regioni a discapito di una forte collaborazioni tra le istituzioni che punti alla pianificazione e alla prevenzione di catastrofi naturali.
Come se tutto ciò non bastasse i finanziamenti per la difesa del suolo subiranno un taglio dell'81% dal 2010 al 2011 passando da175 a 32,7 milioni.
Come purtroppo sempre più spesso succede in Italia le regolamentazioni ci sono ma mancano i fondi per attuarle.


Proprio per prevenire catastrofi di stampo idrogeologico il WWF ha stilato una "classifica" delle azioni urgenti che il Governo dovrebbe attuare in tempi decisamente brevi:

1) Istituire finalmente le Autorità di distretto

2) Riferirsi al bacino idrografico, e non ai confini amministrativi delle Regioni, per qualsiasi programma di difesa del suolo

3) Ripristinare i finanziamenti ordinari per la difesa del suolo

4) Garantire l’interdisciplinarietà nella progettazione delle misure e degli interventi di difesa del suolo

5) Avviare un’azione diffusa di rinaturazione del territorio


Roberto D'Amico

martedì 9 novembre 2010

Ma la benzina verde è veramente "verde"?


“Quando Bio non è sinonimo di verde”, è questo il sottotitolo del rapporto pubblicato da Greenpeace sulle politiche dell'Unione Europea in materia di Biocarburanti. Un sottotitolo che la dice lunga e rende perfettamente l'idea di come politiche sbagliate, nonostante le buone intenzioni, possano portare a conseguenze gravi nell'ecosistema mondiale.


Stando ai dati del rapporto l'Europa aumenterà del 9% entro il 2020 l'utilizzo dei biocarburanti nel settore del trasporto e ciò comporterà un cambio d'uso di ben 69.000 km² di suolo nei prossimi 10 anni. Ciò equivale a dire che un'area pari al doppio della superficie del Belgio verrà destinata alle colture energetiche a discapito di quelle agricole che dovranno trovare spazio in terreni ora occupati da foreste o da comunità più povere.

Tutto ciò avrà serie ripercussioni a livello ambientale, infatti si prevede un'aggiunta di emissioni di gas serra che oscilla tra i 27 e i 56 milioni di tonnellate.
Cinque i paesi dell'Unione maggiormente responsabili di quest'aggiunta di emissioni: Inghilterra, Spagna, Germania, Italia e Francia. Il rapporto inoltre è stato pubblicato a poche settimane dallo studio sul "Cambio indiretto dell'uso dei suoli" (ILUC) che la Commissione europea dovrà presentare entro fine anno.

Secondo Chiara Campione, responsabile della campagna Foreste di Greenpeace Italia, foreste ed interi ecosistemi sono gravemente a rischio solo per riempire i serbatoi di benzina verde che poi così “verde” in realtà non è.
Il rapporto è stato lanciato da una larga coalizione di ONG europee, composta da Greenpeace, ActionAid, Bird Life International, Client Earth, European Environmental Bureau, Fern, Friends of the Earth Europe, Wetlands International, Transport & Environment.


Roberto D'Amico

giovedì 4 novembre 2010

Un comitato per dire nuovamente NO al nucleare!


Sono passati quasi 23 anni dall'8 novembre 1987, il giorno dei tre referendum abrogativi che proibirono l'utilizzo e la costruzione di centrali nucleari in Italia. Più dell'85% dei votanti si schierò a favore dell'abrogazione degli interventi statali in caso di rifiuto da parte di un comune di costruire centrali sul proprio territorio, dell'abrogazione dei contributi di compensazione agli enti locali per la presenza di centrali nucleari nel proprio territorio ed infine dell'esclusione di ogni possibilità per l'Enel di partecipare alla costruzione di centrali all'estero. Proprio per sottolineare l'importanza di quel referendum, che sembra oggi dimenticato da chi propone ed auspica un ritorno al nucleare, è stata organizzata per la giornata di oggi una conferenza stampa a Roma per presentare i rischi per la salute e i costi di una centrale atomica.
La conferenza si è svolta alle ore 11.00 presso la Sala Margana in Via Margana 41 ed è stata promossa dal Comitato Nazionale “Fermiamo il nucleare, non serve all’Italia”.
Il comitato è promosso dalle maggiori associazioni ambientaliste ed animaliste nazionali: Legambiente, Greenpeace, WWF Italia, LAV, Lipu, Fare Verde, Italia Nostra, Accademia Kronos, Amici della Terra, Ambiente e Lavoro, Associazione Mediterranea per la Natura, Comitato SI alle energie rinnovabili NO al nucleare, Forum Ambientalista, Mountain Wilderness, Pro Natura, The Jane Goodall Institute Italia e VAS.
Nel corso della conferenza sono state presentate tutte le iniziative del comitato tra cui la mobilitazione a favore dello sviluppo dell'efficienza energetica e delle energie rinnovabili in programma in tutta Italia sabato 6 e domenica 7 novembre.
Roberto D'Amico